il mio angolo di paradiso
Feb. 19th, 2008 01:37 amSono stata in un sacco di posti incantevoli.
Ho visto il tramonto sul tempio di Luxor e l'alba nella valle dei Re.
Sono stata sdraiata sulle spiagge della Grecia a guardare le luci delle isole in lontananza.
Su un ghiacciaio illuminato solo dalla luna piena e da stelle come non pensavo fosse possibile vedere.
In vicoli di Venezia semplicemente magici.
O quasi commossa dalle luci di Londra.
E in un'altra miriade di piccoli pezzetti di paradiso.
Ho visto luoghi che mi hanno ispirata, che in alcuni casi mi hanno fatto capire chi sono e cosa voglio, città, angoli, per cui mollerei tutto solo per andarci a vivere.
Eppure alla fine il luogo che più trovo incantevole rimane lo scorcio di periferia che si vede dal mio terrazzino.
Quel capannone in cemento coperto di muschio e smog che mi ha visto crescere. Quelle finestre chiuse da sbarre arruginite che da sempre ho fissato, che hanno accompagnato i momenti di gioia e i momenti di dolore. Quella parete grigia di un angolo di periferia che si è vista scagliare contro oggetti, alla quale mi sono poggiata per piangere o festeggiare.
C'è un mondo meraviglioso là fuori, eppure quello che davvero mi fa star bene, quello che mi mette in pace con me stessa, è questo piccolo scorcio tra i palazzi trascurati.
Mezzo metro quadrato di cielo, sempre quello, con le nuvole che ci passano quasi annoiate, le stelle che compaiono per abitudine.
La strada è silenziosa a quest'ora, solo qualche auto che passa troppo veloce di tanto in tanto, che posso sentire ma non vedere. La ferrovia è chiusa. Qualche gabbiano disturbato dalle luci della città fa un giro prima di tornare al suo nido. I canarini dei vicini che cinguettano dalle loro gabbie dorate. Tutte le luci spente e quel lampione perennemente tremolante. La roba stesa che mi sbatte addosso.
Posso andare ovunque, abbandonarmi a sensazioni e ed odori. Posso lasciarmi andare in uno di quei paesaggi che ti entrano dentro e ti rimangono impressi a fuoco nell'anima, ma alla fine niente mi darà mai quella sensazione di pace, di ispirazione, che il mio piccolo mondo personale, nella periferia di una squallida città, riesce a trasmettermi. Nell'afa dell'estate o nel gelo dell'inverno. Stretta sotto ad una vecchia coperta conquistata a forza dalle grinfie del gatto addormentato o sotto al misero refrigerio della settimana enigmistica sventolata per disperazione.
E' il mio posto segreto, quelle ore notturne in cui nessuno può entrare, quei colori opachi e sbiaditi che non lasciano grandi ricordi, quegli odori troppo familiari per essere riconosciuti.
Chissà come sarà tra due anni, quando il mio capannone non ci sarà più, quando degli alberi prenderanno il posto del cemento. Quando questo freddo squallore sarà trasformato in qualcosa di bello.
Sarà un bel posto, giardini e prati, nuovi uccelli a cinguettare, la luna riflessa nella grande fontana che dovrebbe sorgere proprio qui davanti, il cielo che diventerà più ampio...
Sarà un altro luogo. Imparerò a conoscerlo, ad amarlo, e diventerà casa...ma mai, mai, sarà come il mio piccolo universo personale. Mai sarà come lo squallore che ai miei occhi appare più incantevole di qualsiasi meraviglia. Mai sarà quel nulla, quel vuoto dimenticato dal mondo per un po di ore, che ha fatto di me quella che sono.
Ho visto il tramonto sul tempio di Luxor e l'alba nella valle dei Re.
Sono stata sdraiata sulle spiagge della Grecia a guardare le luci delle isole in lontananza.
Su un ghiacciaio illuminato solo dalla luna piena e da stelle come non pensavo fosse possibile vedere.
In vicoli di Venezia semplicemente magici.
O quasi commossa dalle luci di Londra.
E in un'altra miriade di piccoli pezzetti di paradiso.
Ho visto luoghi che mi hanno ispirata, che in alcuni casi mi hanno fatto capire chi sono e cosa voglio, città, angoli, per cui mollerei tutto solo per andarci a vivere.
Eppure alla fine il luogo che più trovo incantevole rimane lo scorcio di periferia che si vede dal mio terrazzino.
Quel capannone in cemento coperto di muschio e smog che mi ha visto crescere. Quelle finestre chiuse da sbarre arruginite che da sempre ho fissato, che hanno accompagnato i momenti di gioia e i momenti di dolore. Quella parete grigia di un angolo di periferia che si è vista scagliare contro oggetti, alla quale mi sono poggiata per piangere o festeggiare.
C'è un mondo meraviglioso là fuori, eppure quello che davvero mi fa star bene, quello che mi mette in pace con me stessa, è questo piccolo scorcio tra i palazzi trascurati.
Mezzo metro quadrato di cielo, sempre quello, con le nuvole che ci passano quasi annoiate, le stelle che compaiono per abitudine.
La strada è silenziosa a quest'ora, solo qualche auto che passa troppo veloce di tanto in tanto, che posso sentire ma non vedere. La ferrovia è chiusa. Qualche gabbiano disturbato dalle luci della città fa un giro prima di tornare al suo nido. I canarini dei vicini che cinguettano dalle loro gabbie dorate. Tutte le luci spente e quel lampione perennemente tremolante. La roba stesa che mi sbatte addosso.
Posso andare ovunque, abbandonarmi a sensazioni e ed odori. Posso lasciarmi andare in uno di quei paesaggi che ti entrano dentro e ti rimangono impressi a fuoco nell'anima, ma alla fine niente mi darà mai quella sensazione di pace, di ispirazione, che il mio piccolo mondo personale, nella periferia di una squallida città, riesce a trasmettermi. Nell'afa dell'estate o nel gelo dell'inverno. Stretta sotto ad una vecchia coperta conquistata a forza dalle grinfie del gatto addormentato o sotto al misero refrigerio della settimana enigmistica sventolata per disperazione.
E' il mio posto segreto, quelle ore notturne in cui nessuno può entrare, quei colori opachi e sbiaditi che non lasciano grandi ricordi, quegli odori troppo familiari per essere riconosciuti.
Chissà come sarà tra due anni, quando il mio capannone non ci sarà più, quando degli alberi prenderanno il posto del cemento. Quando questo freddo squallore sarà trasformato in qualcosa di bello.
Sarà un bel posto, giardini e prati, nuovi uccelli a cinguettare, la luna riflessa nella grande fontana che dovrebbe sorgere proprio qui davanti, il cielo che diventerà più ampio...
Sarà un altro luogo. Imparerò a conoscerlo, ad amarlo, e diventerà casa...ma mai, mai, sarà come il mio piccolo universo personale. Mai sarà come lo squallore che ai miei occhi appare più incantevole di qualsiasi meraviglia. Mai sarà quel nulla, quel vuoto dimenticato dal mondo per un po di ore, che ha fatto di me quella che sono.